Note: A caccia di raganelle racconta la vita dei ragazzi del dopo-guerra a Pesaro, piccolo capoluogo di provincia delle Marche. Molti miei coetanei vi si riconosceranno, molti altri vi ritroveranno una parte di loro stessi. Nella vita desideriamo un’infinità di cose poi, quando e se le otteniamo, ci accorgiamo che quello che ci rendeva felici veramente era in realtà ciò che stava attorno a noi e alle cose: le emozioni, le sensazioni, l’amore. La vita è così, come la musica, esistono i suoni perché esistono i silenzi e, tra questi, c’è la malinconia. Sì, è vero, è un sentimento di sofferenza, un dolore del ritorno fisico o mentale ai luoghi cari, alle cose e alle persone lontane, ormai morte, un rimpianto di fatti che si vorrebbero rivivere, un anelito indefinito che un po’ consola e dà rifugio. A Pesaro quel rimpianto, come un nodo alla gola o un peso allo stomaco, lo chiamano magone, parola di cui non conosco neppure l’etimologia precisa (i vocabolari la dicono provenire dal longobardo mag333; = ’gozzo’ o dal tedesco magen = ’stomaco’), ma che di certo tutti hanno provato, tornando in un posto noto e vedendo com’è cambiato e … come siamo cambiati noi. Quante cose non fatte, non dette, quante persone scordate per decenni che tornano alla memoria in un flash prepotente! |