Note: Con Sablone si è di fronte ad un poeta autentico il cui primo impegno è quello di indicare le complesse identità che sottostanno alla comune biografia, i registi che si fanno orizzonti di conoscenza e gli itinerari che si inoltrano nelle sostanze del dubbio, nei territori spesso incogniti e disagevoli dell’io e nelle tracce di quella modernità che – nonostante gli ottimismi e le celebrazioni – si frantuma sovente nei cerchi della ragione, nel bilico fra ciò che è palese e ciò che è occulto e nelle nebbie in cui si sciolgono – o piuttosto si smarriscono – le proprie soggettività, le venture dei luoghi natii e l’oro delle personali esistenze. Fare poesia, quindi, per Benito Sablone, è soprattutto un viaggiare nel dettato dei simboli, un percorrere gli snodi delle metafore, un muoversi nella direzione delle fughe e dei ritorni e anche un investigare, un guardare “dentro” e “intorno” ai segni dei destini umani, un profferire da quell’aura magica e unica che – attraverso la scrittura della poesia – svela il profondo, gli ipogei della coscienza e fornisce occasioni e speranze di saggezza. |