Note: Delicato romanzo della memoria, dove il mondo, visto dagli occhi di un bambino, si concentra volta a volta in una veste femminile, in un castello dirupato, in un momento di tristezza, sino all’ultima immagine, dolorosa e incompiuta, vera e propria cesura tra il mondo ingenuo dei giochi infantili e la tragica e sempre troppo repentina epifania della coscienza adulta. I brandelli di ricordi si dilatano, acquistando forza e pregnanza simbolica: ed ecco la gita al mare, al mare di un tempo, libera spiaggia punteggiata di ombrelloni variopinti e esclusivo privilegio domenicale, popolata di donne prosperose, che all’ora di pranzo si tramuta in una grande tavolata ricolma di piatti che già da soli un tempo sapevano “di festa”. E poi il rito della radiolina e del calcio, della partita a carte con un occhio ai bambini… Forme ormai dimenticate, ma che sono parte di un immaginario collettivo, di un passato comune, dentro il quale si annida il passato, “l’infanzia” di ciascuno di noi. |