Note: Sulla battaglia antibordighiana di Gramsci è stato scritto molto. Sull’influenza avuta nella sua formazione da Trotsky, molto meno. I motivi di ciò, facili da comprendere, verranno accennati nelle pagine che seguono. Eppure, davanti alla tendenza attualmente dominante fra gli intellettuali della sinistra italiana a privare Gramsci sempre più dei suoi connotati marxisti e rivoluzionari, non è cosa da poco riuscire a spiegare cosa portò i due a coincidere nella sostanza delle posizioni politiche in alcuni momenti cruciali del periodo postleniniano. L’obbligo a cercare di fornire una spiegazione a un tale dato di fatto, indiscutibile pur nella sua frammentarietà e contraddittorietà, non deriva però da pure esigenze filologiche o speculative. Esso deriva da un altro fatto storico, con cui si potrà essere o non essere d’accordo, ma che non si può ignorare: la formazione in seno al movimento operaio italiano degli anni ’30 di una corrente organizzata che non solo fondava il suo programma politico sulla sostanza dei contributi per l’Italia forniti da Trotsky e da Gramsci, ma che ai due rivoluzionari si richiamò esplicitamente in tutto il periodo della sua esistenza. Questa corrente, formatasi in seno al gruppo dirigente comunista, composta da compagni che avevano vissuto le vicende del Pcd’I fin dalla nascita, espulsa dal partito, riorganizzatasi poi autonomamente fuori del partito, era la Noi. La Nuova opposizione italiana il cui organo politico era il Bollettino che ripubblichiamo per il lettore italiano. (dall’introduzione di R. Massari) |