Note:
Il saggio del dottor Raiteri, anche se non costituisce in sé una novità, si affianca con i limiti stessi della brevità ed i pregi della sintesi, ad una direzione di studi che in Italia non vanta certamente una lunga tradizione. Le remote origini del modo con cui qui vengono affrontati i problemi del linguaggio pedagogico si potrebbero forse trovare nella semantica di Alfred Korzybski il quale, in Science and Sanity (1933) avviò quella terapia del discorso a cui moltissimi studiosi poi si ispirarono.
In effetti la tesi di questo atteggiamento è «che il complesso degli strumenti simbolico-linguistici
su cui si basano la comunicazione e le istituzioni della società umana difettano di adeguatezza agli sviluppi della scienza e sono per il loro infantilismo la causa più immediata del disagio e dell’anormalità patologica che turbano il mondo contemporaneo. Lo strumento linguistico di cui noi ci serviamo è per il Korzybski ancora legato a concezioni del mondo primitive rispetto alle strutture del reale rivelateci dalla scienza contemporanea: essa ci chiude come un diaframma in una sfera di pure parole (in un atteggiamento ’intensionale’), anziché permetterci un’apertura alla realtà dei fatti che costituiscono il significato dei nostri simboli linguistici (atteggiamento ’estensionale’)» (Barone, 1958).
Ora, se c’è una disciplina in cui siffatta terapia sembra quanto meno opportuna, per non dire urgente, questa è la pedagogia; e seppure la stessa tendenza a trasformare il discorso (con una iniziativa di carattere appunto semantico) sotto la specie della più ampia e meno definita ’scienza dell’educazione’ mostri alla evidenza il bisogno di un aggiustamento di temi e di procedure, tuttavia la mitologia pedagogica tradizionale è dura a cedere il passo, con vistosi danni a livello soprattutto della preparazione degli operatori della scuola... |
