Note: …molly - alberto - attratti dal segnale nascosto: le prime tre sezioni di questa raccolta paiono già miniare qualcosa come una Visitazione. Poiché qui è questione di grembi che si toccano, di consanguinei, e del concepibile e dell’inconcepibile. Minuscoli i loro nomi, come minuscolo è quel che, al segnale, trasalisce nell’invisibile. Da lì è nata Molly, stringendo sotto gli occhi il respiro non suo; Alberto è nel grembo del ricordo, dove cospira l’amnesia. Poiché tale è la memoria: dirupo della lacuna, ingombro dell’ombra, controtempo, unisono dell’incongruo, sterile, vergine e gravida come le cugine bibliche. A pietro, padre e fratello, tocca la grande fame del richiamare certi affioramenti dalla viscosità delle cose che non si ricordano, osando la schiusura del ventre che non c’è. E rade e poche le parole che Cagni le destina, insolubili, dosate al millilitro: questi versi sono la fiala di un solo prelievo, campioni dello stesso gruppo sanguigno, geni dello stesso patrimonio, aghi. Il poeta vi si espone come all’amianto, l’Asbestos, tratto da ‘Una preghiera’ in cui Jean-Michel Basquiat riscrive un’irrespirabile Genesi, satura di nicotina e amianto, ove lo spirito non aleggia sulle acque, bensì vi passa attraverso, come un’amniocentesi, e si fa luce nella tenebra. Cosa si rimescola lì, nella stanza d’acqua dove non si tocca? Dita, capelli, sedie, relitti mnestici, un giubbotto che pesa più di chi lo portava, il fantasma. Ma, forse, qui si toccano vita impossibile e Visita, nell’affiorare del nome Alberto nel nome Asbestos.
Irene Santori |