Note: “Il re la voleva. Anche se non era bella, anche se non era un’esperta delle arti di Eros, anche se era solo una schiava. La sua.”
Briseide non è più una principessa. A renderla schiava è Achille, re dei Mirmidoni, splendido come tutto ciò che appartiene al divino, letale come la morte, temuto da tutti gli uomini. Sembra non nutrire sentimenti, tranne che per la guerra e per Patroclo, valoroso principe e guerriero. Non mostra particolare attenzione per la schiava che gli è stata donata. Del resto non ne ha mai posseduta una e dubita che la scialba troiana costituisca una tentazione. Mentre la città di Troia si accinge a cadere e l’esercito acheo tenta la più impossibile delle conquiste, Briseide trascorre le proprie giornate nell’accampamento di Achille. Non ha mai servito un uomo e non è esperta nelle arti dell’amore, ma con arguta condiscendenza trova ben presto il giusto compromesso per sopravvivere. Achille non è un padrone compassionevole, eppure non c’è solo ferocia in lui. Gli sprazzi di umanità che fendono la sua spietatezza spingono Briseide a dubitare della fama oscura che lo accompagna. Ad attirare l’interesse del re, invece, è il temperamento coraggioso che l’ingenua troiana non manca di dimostrargli. Nonostante la storia li abbia resi nemici, forse non sono così diversi l’uno dall’altra. Forse c’è molto in grado di unire uno spietato invasore e una principessa ridotta in schiavitù. Sullo sfondo di una contesa destinata al canto della storia, con gli dei pronti a giocare una partita di vite, a farsi imprevedibile sarà proprio la tela del destino. E quella dell’amore. |