Note: Onde vedrete nel primo dialogo proposti in campo doi suggetti con la raggion di nomi loro, se la vorrete capire; secondo, in grazia loro, celebrata la scala dei numero binario; terzo, apportate le condizioni lodabili della ritrovata e riparata filosofia; quarto, mostrato di quante lodi sia capace il Copernico; quinto, positivi avanti gli frutti de la nolana filosofia, con la differenza tra questo e gli altro modi di filosofare. (Cena de le Ceneri)
Ove nel primo dialogo avete una apologia, o qualch’altro non so che, circa gli cinque dialogi intorno La cena de le ceneri, ecc. Nel dialogo secondo avete primamente la raggione della difficultà di tal cognizione, per sapere quanto il conoscibile oggetto sia allontanato dalla cognoscitiva potenza. Secondo, in che modo e per quanto dal causato e principiato vien chiarito il principio e causa. Terzo, quanto conferisca la cognizion della sustanza de l’universo alla noticia di quello da cui ha dependenza. Quarto, per qual mezzo e via noi particolarmente tentiamo di conoscere il primo principio. Quinto, la differenza e concordanza, identità e diversità, tra il significato da questo termino “causa” e questo termino “principio”. ecc. Nel terzo dialogo (dopo che nel primo è discorso circa la forma, la quale ha piú raggion di causa che di principio) si procede alla considerazion de la materia, la quale è stimata aver piú raggion di principio et elemento che di causa: dove, lasciando da canto gli preludii che sono nel principio del dialogo, prima si mostra che non fu pazzo nel suo grado David de Dinanto in prendere la materia come cosa eccellentissima e divina, ecc. Nel quarto dialogo, dopo aver considerata la materia nel secondo, in quanto che la è una potenza, si considera la materia in quanto che la è un suggetto. Nel quinto dialogo, trattandosi specialmente de l’uno, viene compito il fondamento de l’edificio di tutta la cognizion naturale e divina. (De la Causa, Principio et Uno)
Avete dunque nel primo dialogo prima, che l’inconstanza del senso mostra che quello non è principio di certezza e non fa quella se non per certa comparazione e conferenza d’un sensibile a l’altro ed un senso a l’altro; e s’inferisce come la verità sia in diversi soggetti. Secondo, si comincia a dimostrar l’infinitudine de l’universo, e si porta il primo argumento tolto da quel, che non si sa finire il mondo da quei che con l’opra de la fantasia vogliono fabricargli le muraglia, ecc. Séguita la medesima conclusione il secondo dialogo. Ove, primo, apporta quattro raggioni, de quali la prima si prende da quel, che tutti gli attributi de la divinità sono come ciascuno. La seconda, da che la nostra imaginazione non deve posser stendersi piú che la divina azione. La terza, da l’indifferenza de l’intelletto ed azion divina, e da che non meno intende infinito che finito. Nel terzo dialogo primieramente si niega quella vil fantasia della figura, de le sfere e diversità di cieli; e s’affirma uno essere il cielo, che è uno spacio generale ch’abbraccia gl’infiniti mondi; benché non neghiamo piú, anzi infiniti cieli, prendendo questa voce secondo altra significazione; per ciò che come questa terra ha il suo cielo, che è la sua regione nella quale si muove e per la quale discorre, cossí ciascuna di tutte l’altre innumerabili. Nel quarto dialogo prima si replica quel ch’altre volte è detto, come sono infiniti gli mondi, come ciascun di quelli si muova e come sia formato. Nel principio del quinto dialogo si presenta un dotato di piú felice ingegno; il qual, quantunque nodrito in contraria dottrina, per aver potenza di giudicar sopra quello ch’ave udito e visto, può far differenza tra una ed un’altra disciplina, e facilmente si rimette e corregge. (De l’Infinito, Universo e Mondi) |