Note: Il trattato / saggio Dei delitti e delle pene è un testo fondamentale contro la pena di morte e la tortura, dove Cesare Beccaria esprime l’idea di una radicale riforma del modo stesso di intendere la giustizia ed al rapporto, che a suo pensare deve esserci tra i delitti e le pene. La breve prosa tratta un argomento specifico con un coinvolgimento immediato dell’autore tramite uno stile brillante e diretto, affrontando l’argomento della riforma della legislazione penale, cioè dei codici penali e dell’amministrazione della giustizia. Il fine è quello di evidenziare i difetti delle legislazioni giudiziarie del tempo e di proporre alcune soluzioni per rimediare alle lacune e alle storture dei vari sistemi. Più precisamente lo scopo dell’opera nel suo insieme è dimostrare l’assurdità e l’infondatezza del sistema giuridico vigente allora, sulla base delle considerazioni di elementi chiave e sulla riflessione illuminista nel rapporto tra individuo e Società. Primo tra tutti la separazione tra la sfera religiosa e la sfera pubblica. Il delitto non è un peccato contro i dogmi di fede ma è una violazione delle norme che regolano la convivenza civile tra individui di una stessa comunità umana. Alla base delle considerazioni di Beccaria ci sono infatti alcuni elementi chiave della riflessione illuminista sul rapporto tra individuo e società, primo tra tutti la separazione tra la sfera religiosa e la sfera pubblica, il delitto non è un peccato contro i dogmi di fede ma è una violazione delle norme che regolano la convivenza civile tra individui di una stessa comunità umana. Proprio la separazione tra delitto e peccato secondo una visione laica del diritto, spiega la reazione della Chiesa che nel 1776 con rapidità incluse l’opera nell’indice dei libri proibiti. |