Note: Per quelli che vedono in me un bianconerista sfegatato dirò che non ho mai snobbato il colore. In “Il colore è un’opinione” ediz. Mazzotta 1981, libro quasi introvabile, sponsorizzato dalla AGFA, vengo menzionato. Allora non c’era il digitale con cui tutte le foto, oggi, partono a colori. C’era la pellicola a colori negativa, la diapositiva o, quella in bianconero. Caricare la macchina a colori era una scelta precisa. Posso dire che ho usato, nella mia vita, relativamente poca pellicola a colori. Ho quasi sempre scattato in bianconero perché è quello che più si addice ai soggetti da me ritratti. Scarse, poi, erano le possibilità di post produzione per il colore. E, si sà, la fotografia non si esaurisce con lo scatto. Quando osservo a colori, scatto, nella mia testa, solo se questi giocano un ruolo funzionale e determinante. Questione di scelte, di punti di vista. I dibattiti sul tema non si sono mai sopiti. Sono però uno psicologo e sono arrivato ad elaborare un mio concetto: La fotografia in bianconero è come la scrittura in corsivo mentre, quella a colori, è la scrittura in stampatello. Entrambe escono dalla stessa mano, dalla stessa testa. Non ci sono priorità, entrambe ricoprono un ruolo importante. Gemelli eterozigoti ma gemelli. Il significato dipenderà sempre da chi scrive, da cosa vuol comunicare. Le foto in questo libro sono il mio stampatello. |