Note: Durante la guerra contro la Repubblica Federale di Iugoslavia i pacifisti italiani diffondevano le e-mail dei “nemici”; questo libro raccoglie questa strana, toccante, assurda antologia di impressioni, riflessioni, ironie e depressioni. Le parole di Maja,Djordje e Sasa ci impongono di non dimenticare che la violenza è sempre qualcosa di ingiustificabile e di tremendo, di indegno per ogni essere umano. il 10% del prezzo di copertina di questo libro va a finanziare il progetto di un’aula informatica per la pace nell’Università di Nis. Ulteriori informazioni: http: / / www.peacelink.it / libri / cronache / Dall’introduzione di Alessandro Marescotti, Presidente di PeaceLink: “Nella guerra contro la Repubblica Federale di Iugoslavia l’informazione pacifista ha compiuto un balzo in avanti per quantità, qualità e rapidità. E’ stata infatti la prima guerra combattuta anche su Internet. Il sito della rete telematica PeaceLink veniva aggiornato anche 20-30 volte al giorno e consultato da migliaia di persone perché conteneva la mappa completa della mobilitazione antiguerra. È stato un archivio di testimonianze e informazioni alternative. In tempo reale dalla rete sbucavano le voci dell’Italia che la TV censurava. Sul sito c’era molto più spazio di quanto ne potessero offrire quei (pochi) giornali di tendenza pacifista. Era così possibile tenere on line un dossier sempre aggiornato sul Kossovo e sulla guerra. Il dossier era prelevato ogni giorno dal sito e circolava in tante città, dove ognuno poteva stamparlo, foto copiarlo e diffonderlo. Un simile servizio non lo poteva realizzare alcun giornale se non a costi proibitivi. I gruppi di base producevano le informazioni e le facevano circolare. Stampante e foto copiatrice facevano da collegamento fra il modem e la piazza. Dal digitale, alla carta, alle persone. Il villaggio globale antiguerra ha compiuto così la sua prima esercitazione pratica scrivendo in Italia una nuova pagina di esperienza nonviolenta collettiva col computer. Dal basso, e mai come prima, le tecnologie info-telematiche hanno giocato un ruolo di rilievo nella mobilitazione nonviolenta così come fra i militari i sistemi di telecomunicazione hanno svolto il ruolo di rete di coordinamento del sistema bellico. In collegamento con le città di Nis e Belgrado, i pacifisti potevano comunicare con gli oppositori di Milosevic e da loro sapevano in tempo reale (dal vivo delle loro testimonianze) che venivano lanciate bombe a grappolo sui civili. Via Internet si potevano conoscere le distanze e apprendere che i quartieri residenziali bombardati erano lontani chilometri (e non metri) dalle caserme. La NATO mentiva. Diceva di voler bombardare i militari e invece terrorizzava i civili colpendo sempre più vicino le persone. La NATO parlava di errori involontari di alcuni metri. Ma tramite PeaceLink giungeva la voce libera di Djordje Vidanovic, oppositore di Milosevic, testimone dei bombardamenti. Ma più la NATO diceva bugie e - come il naso di Pinocchio - più si allungavano le comunicazioni Internet di Djordje Vidanovic, nostro corrispondente e vittima dall’inferno di Nis.” |