Note: TERZA EDIZIONE AGGIORNATA (1996)
«Il lavoro di Janette Habel è il miglior libro su Cuba che ho visto di recente… Spero che riceva l’attenzione che merita, in Europa come negli Stati Uniti». (Paul M. Sweezy)
«Quel che ci insegna il libro della Habel è in primo luogo che, al termine di un trentennio, di crisi in crisi, a Cuba rimane un certo numero di conquiste che non esistono praticamente in alcun altro paese del terzo mondo. Inoltre, che tali conquiste, di crisi in crisi, appaiono sempre fragili. E nella crisi attuale, che si colloca in un contesto mondiale anch’esso in crisi - crisi economica, ma anche, soprattutto, crisi progettuale - questa fragilità è ulteriormente aumentata. Fidel Castro può essere considerato artefice di tali conquiste, ma anche responsabile per non essere riuscito a consolidarle… Per leggere correttamente il libro di Janette Habel, può forse non essere inutile cercar di capire, di ricordare che cosa abbia rappresentato trent’anni fa, nel mondo - e non solo in America latina - l’avvento al potere dei rivoluzionari cubani. Perché Janette era una di quel pugno di giovani militanti internazionalisti francesi che compirono, negli anni sessanta, il loro viaggio a Cuba e annodarono con quella rivoluzione legami che, al di là di tutte le vicissitudini, li hanno segnati profondamente… In questo senso va letto il libro di Janette Habel, come un libro della fedeltà. Fedeltà a un passato, a una memoria, a un progetto politico… È, da vent’anni, il primo libro che vada al fondo dei problemi, ponendosi al tempo stesso dal punto di vista della conoscenza esaustiva dei dati economici, sociali, politici, nel loro sviluppo e nella loro sostanza, e da quello della logica stessa di ciò che è stata, ha voluto essere e pretende ancora d’essere la rivoluzione cubana. Un lavoro del genere non era ancora stato fatto, né a Cuba né fuori». (dall’Introduzione di François Maspero) |