Note: Nell’opera narrativa di Theodor Storm — uno degli scrittori in Germania più popolari, soprattutto per Immensee, lettura prediletta del giovane Mann — Am Kamin rappresenta senz’altro un’eccezione. Lo stesso Storm esitò a lungo prima di pubblicare questa novella così inquietante, dove, come ebbe a dire, “il mondo quotidiano non viene percorso in ferrovia, ma con gli stivali delle sette leghe”. Come scrive nell’Introduzione Antonio Pasinato, Davanti al cammino «presenta situazioni in cui fenomeni che superano e contraddicono l’esperienza sensibile non solo si combinano con il noto e il quotidiano, ma lo sconcertano, diventandone ora la guida, ora la catastrofe, ora infine restando solo un sinistro segnale, lanciato da un mondo sconosciuto.» Il motivo ricorrente e più originalmente articolato delle storie narrate è quello dei sogni incrociati, dove i rapporti umani sembrano prendere una piega più autentica. Alcuni di questi momenti onirici possono sembrare una comoda duplicazione della realtà; altri invece ne rivelano il lato più vero, che può essere crudele, ma anche gratificante. Nel salotto di Storm, dove ciascuno dei presenti racconta la propria storia straordinaria, si delineano di fronte all’arcano, al mistero, varie posizioni: c’è chi gioca con la paura, ma anche chi vede nell’uomo “una paurosa solitudine: un punto sperduto in uno spazio smisurato e inconcepibile”. Alla fine i personaggi vanno a letto perché “si fa tardi”, e gli interrogativi che il narratore ha posto, più angosciato che divertito, non ricevono risposta. Si attua così quella sospensione del giudizio in cui, secondo Todorov, è l’essenza del fantastico. |