Della dignità dell’uomo di Giovanni Pico della Mirandola 

€ 10,00

 

Della dignità dell’uomo
di Giovanni Pico Della Mirandola,  2000,  Ass. Multimage
FILOSOFIA
ISBN: 9788886762250
collana: I libri dei diritti umani
condizioni: NUOVO

Note:
Qual’è la natura dell’Uomo? Questa fondamentale domanda aleggia in questa che doveva essere la presentazione delle tesi di Pico e che si convertì nel Manifesto dell’Umanesimo storico. Qui presentato da un’introduzione di Salvatore Puledda sul significato di questo libro per gli umanisti contemporanei. Dall’introduzione di Salvatore Puledda: “Il primo umanesimo da prendere in considerazione è l’umanesimo per antonomasia, e cioè quello rinascimentale. Certo, tutti sappiamo che il Rinascimento è stato un fenomeno culturale estremamente amplio ed articolato, che presenta aspetti molto diversi ed anche fortemente contraddittori. Tuttavia, per quello che si riferisce all’immagine dell’essere umano, vi sono alcuni tratti caratterizzanti, per così dire, che appaiono fin dall’inizio dell’epoca rinascimentale e che permangono per tutto il suo sviluppo. Io li riassumerei così: 1. Esaltazione della dignità e libertà dell’essere umano. 2. Riconoscimento dell’assenza di una “natura” umana stabile e definitiva. In altre parole, l’uomo non ha un’essenza fissata una volta per tutte ma è un essere libero che si auto-costruisce. Quest’idea si trova espressa con particolare chiarezza nella “Orazione sulla dignità dell’uomo” di Pico della Mirandola che può essere considerata come un vero e proprio “Manifesto” dell’umanesimo rinascimentale. 3. La concezione dell’uomo come “grande miracolo”, come un infinito che, in quanto microcosmo, riflette in sé tutte le proprietà dell’universo o macrocosmo. Questa concezione comporta anche che l’universo non sia semplice materia inanimata, come nella visione moderna, ma sia un organismo vivente e senziente a suo modo, che sia una sorta di macro-antropo. Questa concezione, per noi che siamo immersi nel modo di pensare moderno, nel sistema di verità comunemente accettato oggi, nell’episteme moderna, come direbbe Foucault, è estremamente difficile da afferrare, nonostante sia stata 

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