Note: Uccidere perché sono stato ucciso. Sono questi i condannati: dieci racconti, dieci figli della violenza, dieci gesti aberranti. Padri e figli alla deriva cercano di salvarsi trovando appagamento nella devastazione, dove la verità coincide in un punto con la morte. E’ un fiume di sangue senza controllo, che attira come bestie uomini assetati e plasmati dal rifiuto: l’emarginato, il diverso, l’umiliato, il decomposto e la sua ragione inversa. Qui la maschera della condanna, che è l’ultima libertà in un carnevale di orrori, diventa l’arma potente per vincere il dolore, perché il male cerca altro male. |