Note: La disfagia è un disturbo della deglutizione che, nella sua fare oro-faringea, comporta un importante rischio di offesa alle vie respiratorie. Tale minaccia rappresenta concretamente, dal soffocamento agli effetti secondari di ab-ingestis, una delle prime cause di decesso nell’anziano fragile (frequentemente presbifagico a causa del rallentamento dovuto all’età, cioè la disprassia ipocinetica propriocettiva). Nelle realtà comunitarie geriatriche ed Rsa, la gestione di tale evidenza raggiunge uno dei massimi gradi di complessità, interferita anche e soprattutto dai comportamenti derivanti dal deterioramento cognitivo - esempi sono manifestazioni su base dementigena di inappetenza, malnutrizione e rifiuto del cibo, voracità, wandering, stati soporosi / stuporosi e scarsa gestione della protesi dentale. Ad aggravare le difficoltà a livello alimentare, è l’incidenza in costante crescita di patologie feeding-correlate, che impongono una competenza di nutrizione clinica combinata alla logopedia, come diabete, diverticoli, stipsi, lesioni da pressione, celiachia, allergie ed intolleranze, assunzione di anticoagulanti orali ed altri farmaci con nutrienti antagonisti, nonché infine disfunzionalità cardiocircolatoria, epatica e / o renale. Tutti questi bisogni difficilmente possono trovare una precisa assistenza in reparto, poiché, per definizione, un ambiente collettivo non può sempre garantire un rapporto ad-personam di preparazione e somministrazione dell’alimento - fatto salvo per le indicazioni più essenziali, urgenti e vitali. Tale realismo non va inteso come un sottovalutare (o trascurare) il problema, quanto alla traduzione della dispendiosa assistenza verso una popolazione sempre più longeva ed anziana, ma ancora poco osservabile dalla letteratura, le cui caratteristiche involutive sono dunque in costante scoperta, al prezzo di un’elevatissima e progressiva complicazione in termini di organizzazione. Questo testo si propone di percorrere l’abisso che separa l’indicazione manualistica dall’azione vera e propria con l’anziano degente in Cdr, Csa ed Rsa, nella piena consapevolezza di prevenzione delle avversità cliniche, ma anche dei limiti di un rapporto di cura non individuale. Il tutto si sviluppa dunque nella struttura di un piano di accrescimento del binomio indicazione e formazione interna attorno ad essa, proponendosi di condurre il team (attraverso tali binari paralleli) alla massima conoscenza possibile di ogni sfumatura della disfagia e dei suggerimenti alimentari realmente perseguibili. Questo viaggio, che di tassello in tassello si intride nella tabella di sintesi, è pensato in 25 punti coordinati dal logopedista, ad intervalli di due settimane ciascuno, così da avviare in un anno un processo di decodifica e costruzione, interdisciplinare per tutta l’equipe, in un condiviso obiettivo di qualità. |