Note: Divagazioni sulla libertà è un ennesimo tentativo dell’autore di librarsi disciolto nello spazio spirituale della potenzialità e della creazione. La silloge non evita risvolti polemici, naturalmente sottintesi, contro i deterministi più incalliti, apologeti della necessità, a nome proprio della libertà interiore (avere il proprio potere di scelta, diventare artefice del proprio destino attraverso il potere su se stessi), contro la deriva che da sempre asseconda la vocazione nichilistica. La libertà quale dono divino è il moto e il bisogno più profondo dell’animo del poeta; essere libero per Baldassi significa, come per Tommaso Campanella, sentirsi libero anche nella più orrida cella dell’Inquisizione, sopravvivere per concepire nel senso di creare per essere. Il motto del presente libro offre anche una chiave di lettura, cioè il sigillo religioso ricorrente nelle precedenti raccolte che segna l’ideazione dei versi. Amore e morte, paesaggio e profezia, figure e gestualità, preghiera e abbattimento, solitudine e speranza di salvezza, tutto concentrato in forti nuclei semantici armonizzati secondo una tecnica speciale, quella di saper istituire una realtà analoga al sogno e alla stupefazione. La nuova silloge di Francesco Baldassi offre al lettore anche un altro sogno diurno, cioè un messaggio icastico che può essere anche un’ars poetica di questa recente tappa lirica dell’autore, pari a un grido di difesa contro vari ostinati vortici e soverchi prepoteri che minacciano appunto la libertà del nostro cuore e gli splendori del creato. |