Note: Ha un senso riscrivere e rileggere, oggi, la storia di don Rodrigo strappando il personaggio dalle pagine manzoniane per farne il protagonista di un giallo politico contemporaneo? L’operazione, senza dubbio ardita, è condotta a termine da Gian Pietro Testa con la maestria dello studioso, il quale, evitando il rischio della parodia e della contraffazione, dimostra, con questo romanzo, che quella di attualizzare i classici è un’impresa legittima quando venga sostenuta da precise idee portanti. Idea centrale nel romanzo è il destino di cambiare un destino, assegnato a don Rodrigo dal vaticinio di una zingara che gli predice la fama: uno scrittore renderà famosi il tuo nome e le tue gesta, ma dovrai decidere tu quali saranno le imprese degne dell’arte, sentenzia la zingara. Perché, sembra dire lo scrittore, l’arte non rende immortali gratuitamente e spetta all’individuo l’assunzione di una responsabilità. Ecco, allora, all’interno di uno spazio e di un tempo manzoniani, la prima presa di distanza da Manzoni. |