Note: Se la ricordano tutti la nevicata del 1985. La nevicata del secolo. “Una anomalia termica della stratosfera che provocherà il congiungimento dell’anticiclone delle Azzorre con quello polare, causando la discesa di aria artica marittima sull’Europa continentale”. Un soffice manto bianco che causa disagi. Soprattutto al Commissario capo Libero Borghetti, costretto alla resa dei conti con un vecchio nemico che conosce perfettamente il modo di farlo soffrire. E mentre tutta Italia combatte con strade scivolose, telefoni che funzionano a tratti e freddo polare, il nostro Libero, sempre più stanco e desideroso di andare in pensione, cerca a fatica l’allineamento dei suoi vasi. Il vaso bianco, della chiarezza. Il vaso nero, dell’oscurità. È un brutto mondo, Borghetti. Resisti, almeno tu. Con il tuo sigaro. Con la tua bocca pulita. Con il tuo sorriso sghembo.
Una nuova indagine, la sesta, densa di colpi di scena, agnizioni e spunti per un prossimo futuro. Un prossimo futuro, naturalmente, all’insegna di ulteriori indagini. Un prossimo futuro che porterà dritto alla pensione tanto agognata. Nel 1986. Certo non sapremo mai se la nuova condizione potrà essere realmente soddisfacente, per Libero. Quello che sappiamo è che nella settima e ultima indagine, Borghetti dovrà dare fondo a tutte le proprie energie per comprendere un enigma che, nella storia della giallistica, ha rappresentato una sorta di pietra miliare. Ten little n******s. Quella filastrocca che, giorno dopo giorno, si porta con sé una vittima. Fino ad arrivare alla sua conclusione. Fino ad arrivare all’impiccagione dell’assassino.
Fra epiche bevute di vino e lo spauracchio dell’inflazionato serial killer, Torrevecchia saluta Borghetti regalandogli “un’ondata di violenza medievale”. Un’avventura indimenticabile, sempre in bilico fra tragedia e commedia. Un finale scoppiettante, una festa collettiva a cui tutti vorremmo partecipare. Per omaggiare e ringraziare il nostro caro amico, l’impagabile Commissario capo Libero Borghetti. |