Note: Il lettore che volesse rendersi conto, in estrema sintesi, del contenuto di questo volume, non ha che da soffermarsi sulla sua copertina, nella quale in via simbolica si racchiude il senso della vita umana, delle sue finalità, della sua ricchezza. Non è una copertina esornativa: è, come certe simbologie pittoriche del Rinascimento, una avvertenza tacita, destinata a sorprendere chi da un libro di racconti si attende solo una serie di avventure certamente realistiche, e non soprattutto esemplari: dove il realmente vissuto si intrecci continuamente con la libertà dell’immaginazione, perché un racconto che non abbia solo finalità commercialmente ricreative, deve trasmettere immaginazioni, speranze, sorprese, convinzioni. E questo libro di Licia Aresco è un mosaico scintillante di gioia di vivere, di autentiche speranze, di affetti sinceri. Il ritratto di una vita che ha attraversato stagioni diverse: la civiltà contadina che ancora sopravviveva in Sicilia dove le autostrade erano una realtà lontana, quasi mitica; e dove i sentimenti si conservavano schietti non turbati ancora dalla tempesta delle immagini mediatiche, volutamente false, quanto apparentemente seducenti. Questo libro non è una ricerca del tempo perduto. È stato scritto oggi. Non è un libro di inutili malinconie. Ma ne indica tutte le delusioni. È un libro che vuole coinvolgere il lettore nel cammino creativo, dunque declina al presente quel che normalmente viene proposto nei tempi storici. |