Note: In questo volume si ripercorre la storia del primo quindicennio postunitario (1861-1876) che fu gestito ininterrottamente da una classe politica raggruppata nella definizione di Destra Storica. La situazione italiana si presentava grave e fu senz’altro un periodo difficile per varie ragioni, ma le modalità con le quali si affrontarono i problemi furono contraddittorie e divisive. Il giudizio sulla Destra Storica, difatti, non può essere disgiunto dalla tragica situazione economica e sociale nella quale ricadde il Mezzogiorno all’indomani dell’Unità d’Italia. Dai governi della Destra si alimentò un sempre maggior squilibrio fra Nord e Sud. L’estensione del piemontesismo al Meridione fu un provvedimento emergenziale ed eccezionale che non risolse la questione del divario, ma la aggravò. Il carattere conservatore, impositivo e repressivo degli interventi, con la limitazione di diritti e libertà nel Sud della penisola, si sostanziò in fortissime tensioni sociali mantenendo arretratezza e miseria nelle popolazioni meridionali. D’altro canto, alla stessa Destra va riconosciuto un eccezionale sforzo che modernizzò l’Italia in termini di infrastrutture e servizi, pervenendo persino ad uno storico pareggio di bilancio. Il progresso economico, sociale e civile però continuò a restare disomogeneo, allargando il divario fra l’area settentrionale e quella meridionale. La questione sociale preesistente si sarebbe così trasformata in una questione meridionale che diverrà preminente nel percorso storico del Paese assurgendo poi a vera e propria questione nazionale. |