Note: «Questa nuova versione de I muri ricordano è nata praticamente nel 2002, subito dopo la pubblicazione del volume originario. Dall’accoglienza che ebbe quel lavoro fin dal suo esordio, fui incentivato a proseguire la ricerca per approfondire lo scopo che mi ero prefisso: fare di questo studio un veicolo di conoscenza storica della città di Roma - per gli anni 1943-1945 - attraverso il recupero delle memorie epigrafiche e di ogni traccia significativa rinvenibile nella città, allo scopo di fornire uno strumento di ricerca sulle vicende locali, a fini didattici e culturali. In tutti questi anni ho sentito il bisogno di continuare a lavorare per il recupero delle tracce di memoria, assistendo purtroppo anche alla loro sparizione, come nel caso di quelle presenti nel complesso degli ex Mercati generali, quella del martire ardeatino Otello Di Peppe D’Alcide (oggetto di un incendio nel locale di via Pietro Giannone) o quella rimossa da largo Montemartini, nei pressi di piazza dei Cinquecento, dopo il trasferimento della sede dell’Azienda di trasporti romana. Malgrado tali perdite materiali, resta comunque il loro ricordo e il fatto che se erano state collocate in quel determinato luogo, ciò stava a rappresentare una testimonianza su personaggi ed eventi importanti della storia della Resistenza e non soltanto romana. La memoria epigrafica continua a mantenere lo propria funzione di memento, di riflessione, di materializzazione di un evento o di un protagonista. Ciò è vero sia che si pensi alla scuola ebraica creata per sopperire all’educazione dei giovani espulsi nel 1938 dalle scuole pubbliche o alla deportazione dei militari italiani dopo l’Armistizio o all’opera dello sloveno Kotnik in Roma. L’insieme di tali ricordi fornisce una più ricca panoramica, senza soluzione di continuità, degli eventi dal 19 luglio 1943 al 5 giugno 1944 tramite questa ausiliaria della storia che è l’epigrafia. Va anche detto che a Roma sono ormai minime le tracce delle memorie epigrafiche del regime mussoliniano (simboli e datazione fascista), a causa della damnatio memoriae che dopo il 26 luglio 1943 fece cancellare tutte le tracce del Ventennio. Non mancano, tuttavia, alcuni esempi ancora visibili sui quali torneremo. Anche in questa nuova versione del mio lavoro il lettore troverà, accanto a coloro che sono ricordati nelle epigrafi, un vario mondo di personaggi che gravitarono intorno alla loro attività e / o ne condizionarono la vicenda umana. Per esempio gli intellettuali che contribuirono alla loro educazione politica, i delatori che li fecero arrestare, i loro torturatori, i rapporti che ebbero con figure importanti della Resistenza, i militari che si sacrificarono nella lotta contro il nemico nazifascista; ma anche figure più marginali come i tipografi, protagonisti anch’essi della lotta partigiana, i gregari e i patrioti, i testimoni e i famigliari che aiutarono la lotta clandestina dei propri amici e congiunti. Quando necessario, ho citato anche i Grandi della scena politica mondiale, per l’influenza che ebbero sugli eventi romani. C’è stato un ulteriore lavoro anche in campo fotografico. Alle foto che erano state fatte dall’amico scomparso Goffredo D’Orazio - frutto di un suo profondo amore per la memoria resistenziale romana e laziale - e a quelle personali, fatte a volte dopo il restauro delle epigrafi o all’atto della loro apposizione e talvolta frutto di mera fortuna, si affiancano quelle de I fotomani. Questo gruppo fotografico - fondato da Luciano Calvani - oltre a rendere migliori qualitativamente le immagini esistenti, ne ha aggiunte altre, tratte da mostre fotografiche molto significative: sono immagini che, pur ricordando eventi vecchi di oltre settant’anni, le rendono più vicine alla nostra quotidianità. In questa nuova edizione del libro si è cercato di non presentarle in forma statica e avulse dall’ambientazione o dalla storia del territorio. Un esempio per tutti può fornirlo l’evoluzione della memoria di Eugenio Colorni: le immagini degli spezzoni di marmo, residuo dei vandalismi neofascisti, sono state sostituite da un’unica lapide - moderna e più esplicativa - apposta nel luogo in cui, secondo le testimonianza più attendibile, l’intellettuale socialista venne ferito a morte. Per quanto riguarda i testi e la bibliografia, si è cercato, innanzitutto, di dare maggior risalto a vicende e personaggi dei vari quartieri, attingendo anche dalla documentazione più recente, come nel caso del Quadraro e di Monte Sacro, per renderne possibile l’uso didattico e come guida per percorsi storici. Oltre ai testi e alle foto, elementi fondamentali di questo lavoro, funge da guida alla storia romana e italiana del 1943-1944 anche la toponomastica (citata dettagliatamente nell’indice per municipi), che a volte si affianca e a volte si sostituisce alle memorie epigrafiche. In molte zone - come l’Eur, il Torrino, Spinaceto, Cesano o Giustiniana - le targhe con i nomi delle strade rappresentano una memoria storica, da sole o nel loro complesso: nomi come via Candido Manca, via dei Martiri di Coo o che ricordano semplici soldati che combatterono eroicamente per la Difesa di Roma, la strada dedicata alla scienziata ebrea Anna Foà, rappresentano una guida a loro modo, anche quando la loro segnaletica è anonima, senza didascalie. Riportandole, si è voluto recuperarle dall’oblìo e salvarle dall’anonimato. In controcopertina se ne offrono degli esempi…» (dall’introduzione di Giuseppe Mogavero) |