Note: La raccolta di Antonio Del Giudice ci sorprende proprio per la temerarietà, per l’accettazione spavalda del rischio. Questi “racconti del popolo” si muovono su un terreno accidentato, pericoloso, estremamente reattivo e livoroso, pieno di trappole. Sono istantanee, ritagli tra la cronaca e la leggenda di provincia. Più che racconti, “corti” narrativi: riflessi umani sui vetri degli autobus, sugli specchi tarlati di vecchie case, ovali di ritratti sui marmi tombali, mattinali di questura, indicibili vergogne di famiglia, tare, scheletri nell’armadio, condense di esistenze in forma di bozzetti, commedie umane, minime e disperanti, farsesche e tragiche, salvate dall’oblio. [Dalla Presentazione di Giosuè Calaciura] |