In tre anni, dalla primavera del 1942 al novembre del 1945, un generale dell’esercito americano, fino ad allora sconosciuto al mondo, ma apprezzato dalle alte sfere del Dipartimento della guerra a Washington, guidò la più importante e sanguinosa operazione militare del ventesimo secolo. La sua “Crociata in Europa” determinò la fine della minaccia nazista sul mondo e di chi l’aveva pensata e comandata. Insieme all’abnegazione dei giovani che si sacrificarono per quell’obiettivo e alle armi di distruzione di massa, prime fra tutte i bombardamenti aerei, fu determinante per quella vittoria la capacità di organizzare e pianificare un’impresa ritenuta irrealizzabile, a prima vista. Perché quando scoppiò la Seconda guerra mondiale l’esercito americano era, per uomini e armi, assai più piccolo di quello polacco, che la Wehrmacht aveva travolto in pochi giorni. Qui la storia, inevitabilmente parziale, di come quell’impresa sia stata resa possibile e dell’uomo che ne fu al centro.
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