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Il diario di mister Ics e altri racconti
di Luigi Maione,  2020,  Maurizio Vetri Editore
RACCONTI
ISBN: 9788899782641
condizioni: NUOVO

Note:
Mister Ics alias Luigi Maione,

ovvero il senso dell’insensato



Prefazione di Stefano Molinari







Conosco Luigi Maione da una ventina d’anni, ma grazie alla musica, non alla letteratura. Difatti Luigi è un musicista: chitarrista, cantante, cantautore, arrangiatore. Io invece sono uno scrittore, ma con la passione per la musica, che mi ha portato a organizzare eventi musicali. Abbiamo collaborato in tanti concerti, direi con simpatia reciproca, ma per qualche tempo essenzialmente collaborativa, senza una vera conoscenza personale. Sinché una sera dopo un concerto ci siamo trovati a viaggiare insieme, sulla sua macchina.

Viaggiare, sì viaggiare, ecco il punto: perché entrambi siamo viaggiatori, ma di quelli preferibilmente statici, che non hanno bisogno di muoversi fisicamente. Devo aggiungere che Luigi è uno di quei napoletani aristocratici, riservati, anche un po’ timidi, che limitano l’esuberanza a particolari momenti (Luigi sprigiona il suo fervore gestuale solo facendo musica, in certi assolo pirotecnici, in certi rabbiosi passaggi canori, con un impeto tale da ricordare quello delle più vulcaniche rock star - non a caso un po’ somiglia a Freddie Mercury: gliel’ho anche detto!).

Pertanto in quel viaggio non mi sarei aspettato un discorso confidenziale (incisivo e nello stesso tempo fluido) sui caratteri significativi e sofferti della sua esistenza di uomo e di artista. Devo averci sognato sopra durante la notte, perché al mattino rimuginavo sulla conversazione, considerando soprattutto il malinconico ma gagliardo talento di Luigi nel superamento dei naufragi (i tanti naufragi che un mondo corrotto e fallimentare come il nostro riserva a chi vive con estro, passione, responsabilità, onestà). Non so se avesse usato proprio il termine “naufragio”, ma credo di sì, perché il ripensare al suo discorso mi fece venire in mente una poesia di Ungaretti: “Allegria di naufragi” (peraltro in uno dei racconti di Luigi si legge “E non vedevo mare, se non un mare di guai”!). Così quel giorno stesso gli mandai la seguente mail:



Allegria di naufragi:

“E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare.”

Giuseppe Ungaretti
(da “L’allegria”, 1919)


Ma sul tema del naufragio l’ultimo verso de “L’infinito” di Leopardi è sempre il meglio!
Grazie per l’avvincente chiacchierata.



Si può dire che da allora divenimmo veri amici, benché non abbiamo più parlato confidenzialmente come quella sera, ma ci siamo limitati (d’altronde è un vizio del nostro tempo) a commenti ai post che pubblichiamo sul network che va per la maggiore. Luigi ne pubblica parecchi: si tratta di riflessioni e poesie che un po’ riprendono il contenuto e lo stile di questi suoi racconti.



Questi racconti, secondo il titolo, si dividono in due parti: i venticinque racconti della raccolta “Il diario di Mister Ics” e altri diciotto racconti sparsi. I primi, che hanno lo stesso protagonista, in chimerico viaggio, sono caratterizzati da una forte soggettività, mentre gli altri, che riguardano situazioni per lo più isolate, appaiono più oggettivi.

Mister Ics è ovviamente un personaggio enigmatico ed emblematico. Luigi lo definisce “un funzionario dell’esistenza”, accostando un termine normale, ortodosso e pragmatico a un personaggio stravagante, parossistico, parodistico: un personaggio dalla sovrabbondante individualità, prigioniero dei suoi stessi misteri, dei suoi stessi conflitti, che tuttavia affronta in modo sorprendentemente disinvolto, persino con “buonanconia” (che sarebbe il contrario di malinconia!). Un personaggio congenitamente paradossale, dunque, a tratti kafkiano, e anche joyciano, dato il suo fluente monologo (o piuttosto dialogo) interiore, conscio di cimentarsi con l’enigma dell’esistenza, con l’insolubilità del problema dell’Io. Mister Ics dice di ricevere “telefonate da me stesso”, e che la cosa è “talmente vera da sembrare un sogno”, e prende “ispirazione dalle cose che non succedono”… Mister Ics convive dialetticamente con il proprio Io, tanto da alienare una sua componente con sbalorditiva audacia grammaticale (“io da piccolo mi guardò e mi disse”).

Gli altri racconti hanno gli stessi sfondi surreali: sogni, incubi, riflessioni, spezzoni di vita vissuta o immaginata... I protagonisti delle storie sono quasi sempre dei rappresentanti della solitudine, ma non per questo sono disperati o addolorati. La consapevolezza dell’essere mortali li spinge infatti ad affrontare la vita, il suo non senso o la ricerca di un senso che non esiste. Ma proprio questa suprema vacuità alimenta la voglia di vivere, e quindi il bisogno di inventare, di immaginare, di creare. Vivere è scrivere.



Luigi Maione scrive in modo semplice e schietto, ma non privo di dottrina letteraria, che trapela dall’uso (prevalentemente istintivo, ma anche oculato e volutamente esuberante) delle più ardite e vistose figure retoriche (annominazione, antanaclasi, omofonia, ossimoro…) con la consapevolezza che l’artificio, come la digressione in un viaggio, sa trovare aspetti imprevedibili, e liberare emozioni sorprendenti. Cosicché queste figure assumono una vitalità e una veridicità più forti di quelle della realtà stessa: del resto, l’invenzione, l’arbitrio intellettuale, la metafora sono i segni peculiari della nostra umanità.



Questa raccolta che il lettore si appresta a leggere è dunque l’opera di un artista a tempo pieno. Ma anche a tempo vuoto… come potrebbe ironizzare, con il suo solare pessimismo, il “diversamente allegro” Mister Ics.

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