Note: A cura di Massimo Raffaeli.
“Ogni ‘poesia’ che esalti una ‘libertà’ volutamente indeterminata cessa immediatamente d’essere una poesia e, di conseguenza, costituisce un ostacolo alla liberazione totale dell’uomo, perché lo inganna mostrandogli una ‘libertà’ che dissimula nuove catene”.
Quando, alla fine del 1951, esce a Parigi L’Homme révolté, la figura del suo autore Albert Camus è già iscritta nel senso comune come quella di un uomo uscito dalla Resistenza, di una vedette del giornalismo politicamente impegnato. Nella primavera del 1952 Péret, un anarchico passato per il trotskismo e per il surrealismo, oppone a un’idea di rivoluzione che si riduce alla metafisica individualista del gesto isolato, l’immagine di una sollevazione corale, dal basso di una spontaneità che si supera e si educa nella condivisione e nella verifica dei mezzi e dei fini. |