Note: La vicenda si svolge a Torino, nel mese di agosto di un anno imprecisato, all’incirca sul finire degli anni settanta. Carlo Botero è un sessantaduenne vedovo da cinque anni; maestro elementare in pensione e amante dell’opera verdiana («se quel guerrier io fossi» è un suo tipico modo di dire), vive solo con un gatto siamese di nome Stalin. La figlia di Botero, Stella, trentenne, è stata sposata con il calabrese Giuseppe Grieco, detto Pepito, ma il matrimonio è naufragato. Pepito, che sopravvive cambiando vari lavori ed ha contatti con la malavita, non accetta la fine della relazione e continua a perseguitare Stella ma si è reso irreperibile. La giovane si rivolge al padre chiedendogli di intervenire, e per meglio spiegare cosa intende gli procura una pistola e numeri di telefono che dovrebbero aiutarlo a rintracciare Pepito. Botero, pur riluttante e spesso in conflitto con la figlia per i suoi modi troppo giovanili e l’inclinazione per la vita facile, si mette alla ricerca di Pepito e incautamente mostra la pistola in un bar nel quale pensa gli possano dare notizie del genero. La notte successiva Botero viene aggredito per rubargli la pistola, e viene soccorso da un anziano che il giorno prima nel bar aveva sentito i suoi discorsi. Il soccorritore è Raffaele Cardoso, calabrese, manovale sessantacinquenne in pensione, che dice di non avere un posto dove dormire. Botero lo invita a casa sua e i due divengono complici: Cardoso infatti rivela a Botero di essere a Torino per uccidere la figlia Jonia, che fa la prostituta e per questo ha fatto morire di crepacuore la madre. Cardoso crede di poter rintracciare Pepito, e promette di aiutare Botero se questi a sua volta lo aiuterà a trovare Jonia. |