Note: L’illusione (molto americana) di una «fine della storia» propagandata dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989 e l’affondamento dell’Unione Sovietica nel dicembre 1991, la convinzione che si fosse ormai nel migliore dei mondi possibili, in cui conflitti e trasformazioni avrebbero solo potuto avere corso all’interno di un sostanzialmente immodificabile quadro illiberale e capitalista, questa idea è drammaticamente naufragata a partire dal 2001, allorché l’unipolarismo statunitense, con voglia di rivincita, ha messo in moto una nuova stagione di riarmo, guerre e rivolte. D’altra parte la globalizzazione turbocapitalista si è arrestata e poi per certi versi è affondata a partire dalla crisi di Wall Street del 2008.
La storia invero non era mai «finita», e oggi anzi assistiamo attoniti a una sua repentina accelerazione. Senza però comprenderne la direzione e il senso, ma sì con la percezione che un mondo sta franando, o è già franato, e con il timore di trovarcene dinanzi uno «nuovo» dai tratti spietati. |