Note: Aveva paura. Era come se dopo tutti questi anni di clandestinità, alla fine lo portassero fuori con altri uomini e ragazzi, attraverso frange di luce dal buio della pineta le mani intrecciate dietro la testa.
Smith traduce la sua esperienza di lavoro in uno sportello di ascolto per l’immigrazione a Wembley, sobborgo londinese multietnico e densamente popolato, in una raccolta di poesia civile di grande lirismo, ma in grado di trasmettere la difficile quotidianità delle persone migranti attraverso un linguaggio concreto, schietto, a tratti squallido e tagliente. Quest’opera vuole essere un’esperienza corale: alle voci dei richiedenti asilo si intreccia la prospettiva di funzionari statali, assistenti sociali e altri intermediari dell’accoglienza, senza scadere in uno sterile dualismo tra forti e indifesi.
A cura di Paola Splendore. |