Note: Chi è stato l’antesignano della maschera di Pulcinella? Il Maccus o il Kikirrus delle antiche fabulae atellanae risalenti al IV secolo a.C. o quel Puccio D’Aniello, il buffo contadino di Acerra, detto anche Paoluccio della Cerra, che diede spunto al comico Silvio Fiorillo nell’ideare la maschera agli inizi del Seicento o forse la discendenza è, tramite il primo Arlecchino, dallo Zanni, il servitore sciocco dell’area lombardo-veneta? Una leggenda vuole sia nato da un uovo che la sirena Parthenope avrebbe lasciato prima di morire sugli scogli dell’isolotto di Megaride e che Virgilio avrebbe conservato nelle segrete del castello, da cui il nome che porta, ovvero da un uovo il cui guscio fu impastato all’interno del Vesuvio da due streghe-fattucchiere, simboli di nero e bianco com’è appunto l’abito di Pulcinella.La maschera di Pulcinella racchiude in sé vari aspetti dell’anima napoletana: antropologica, storica, artistica, culturale e soprattutto sociale. Essa rappresenta un simbolo intrinseco della napoletanità nelle sue molteplici sfaccettature ed è stata interpretata a teatro, a partire dai primi anni del Seicento fino a tempi più vicini a noi, sempre da grandi interpreti molti dei quali si esibivano al mitico San Carlino, definito tempio della risata, come i Cammarano, e quell’Antonio Petito in assoluto il più grande Pulcinella che addirittura morì sulla scena mentre recitava. |