Note: Roma, 1980. Nino e Marco si trovano ad una ventina di metri di distanza, uno di fronte all’altro. Il campetto di calcio è quello della scuola e i compagni di classe fanno il tifo, un po’ per l’uno e un po’ per l’altro. Non sono amici. Molte cose li separano: la sfera di cuoio posizionata sul dischetto del calcio di rigore, il ceto sociale, il quartiere dal quale provengono e i caratteri diametralmente opposti.
A calciare è Nino, un osannato talento cristallino di borgata con la reale prospettiva di diventare un campione. A parare è Marco con la goffaggine tipica dell’improvvisato che si trova lì, suo malgrado, intento ad opporsi ad una sconfitta che appare inevitabile.
Quel rigore dall’esito scontato verrà finalmente calciato e le loro strade si separeranno fino alla soglia dei loro cinquant’anni, quando un disegno universale e a prima vista dispettoso riporterà provvidenzialmente a confronto i loro sguardi e le parole non dette. |