Note: Da sempre il rapporto uomo-animale rappresenta un legame importante che, in una società con i suoi ritmi frenetici, richieste performative e con uno sfondo ambientale fortemente antropizzato, veniva messo in secondo piano. Negli ultimi anni una nuova consapevolezza ha portato a riscoprire il valore di questa relazione; gli animali sono stati storicamente partner lavorativi, con reciproco vantaggio, e gradualmente sono entrati nelle nostre vite, nelle nostre case, sono stati vicini nelle difficoltà in un dialogo muto ma autentico. Il focus di questa dinamica ora si è spostato sugli aspetti emozionali e motivazionali e ci porta a comprendere quali siano allora le potenzialità nel traslarli nella relazione di cura. Ecco quindi la percezione dell’animale come mediatore relazionale e come lubrificante sociale che consente il superamento di barriere di difesa psicologiche che sono d’ostacolo nei percorsi educativi e terapeutici. Se da un lato non si vogliono negare le caratteristiche di naturalezza e spontaneità proprie della relazione tra uomo e animale, è altrettanto vero che è nata la necessità di giustificare questo interesse attraverso studi precisi, norme giuridiche e modalità operative. Fortunatamente viviamo in una Regione che è stata da sempre all’avanguardia in questo campo, in particolare con la Legge n. 3 del 3 Gennaio 2005 - Disposizioni sulle terapie complementari (terapia del sorriso e Pet Therapy), legge che è stata una delle basi per le successive Linee Guida Nazionali sugli Interventi Assistiti con gli Animali del 2015. L’esperienza ventennale degli I.A.A. promossa dall’attuale Azienda Ulss 9 Scaligera, che ci ha visto operare in diversi ambiti di cura - salute mentale, disabilità, ospedalizzazione, terza età, autismo, minori - ha dimostrato e testimoniato che la relazione tra uomo e animale è una relazione basata sul reciproco rispetto e sul riconoscimento, da parte dell’uomo, del valore che questo rapporto ha per il benessere di tutti gli attori. Viene introdotto, quindi, questo nuovo elemento quale contributo che meglio qualifica i percorsi di cura e sottolinea l’importanza degli aspetti emotivi e relazionali degli ospiti. Il concetto è quello dell’umanizzazione delle cure dove si pone al centro il paziente con il suo mondo interiore, l’ambiente di vita, comprese le relazioni con il personale e gli altri ospiti. In questa prospettiva, il prendersi cura di un animale, con l’attaccamento affettivo che ne consegue, diviene opportunità di vivere una relazione autentica nella quale sentirsi accettati, importanti, capaci di sviluppare competenze e quindi migliorare l’immagine di sé. Pur in una condizione di malattia, viene garantita un’esperienza positiva che può costituire un primo step di apertura verso il mondo esterno, compresa la disponibilità alle proposte abilitative e riabilitative. L’équipe multidisciplinare in grado di gestire la complessità della relazione uomo-animale vede coinvolte figure un tempo lontane che ora si confrontano e discutono di obiettivi comuni nella loro specificità professionale (veterinari, psicologi, neuropsichiatri infantili, psichiatri, fisiatri, fisioterapisti, educatori, logopedisti, infermieri, psicomotricisti). In questo quadro, l’auspicio è di costruire progetti dove la definizione degli obiettivi e la verifica dei risultati raggiunti siano sempre meglio definiti e le modalità operative siano condivise perché possano essere inserite in maniera continuativa nei percorsi abilitativi e riabilitativi. Un’organizzazione così definita, con tutte le collaborazioni, ha portato a riconoscimenti di professionalità e collaborazioni in studi condivisi con la Facoltà di Veterinaria di Padova, con l’Università di Verona e la partecipazione nella stesura del Manuale Operativo Regionale sugli I.A.A |