Note: Riflettendo sull’evanescenza mia ectoplasmatica e in merito alla vaghezza intangibile del tempo ferocemente sfuggitomi melanconicamente di mano, la mia anima, dapprima intirizzita e strozzatasi nel disincanto più arido e scevro d’amore adamantino e vividamente nitido, furentemente ruggisce or irosa e in forma vanitosamente lottatrice dopo tanto superfluo poltrire e idiotamente languire nell’opalescenza della tetraggine mia che fu dolosa, nera e lacrimosa. Dopo tante mie acrimonie e sciocche ipocondrie dolorose, dopo un interminabile travaglio emotivo dei più costernanti e morbosi, non più mi rattristo né nel silenzio misero, tantomeno, mi rintano e rannicchio. Sfoderando invece gli innati, pungenti e pugnaci artigli del mio cuore resuscitato, riertosi e issato in riacuitesi gioie coraggiose e radiose che smarrii nella pavidità della mia vita immalinconitasi in decadenti notti lugubri e fatiscenti, tristemente giammai festose ed euforiche. Questo libro incarna e vivifica la metafisica, mesmerica, meandrica, onirica cristallizzazione pindarica, funambolica e labirintica d’una storia ricolma di rimembranze potenti la cui scaturigine è illuminatamente, illimitatamente misterica e soavemente ancestrale, è il resoconto veritiero, la radiografia profonda, iraconda e perfino invereconda, la corposa e rabbiosa cronistoria, al contempo romantica e purissima, della mia miracolosa rinascenza ingeneratasi in maniera sfolgorante e magica, ripartorendomi immantinente nel mondo al di là del tempo perso, d’ogni cupezza da me vissuta e, in modo lancinante, sofferta e sfogatasi nel pianto miserrimo. È il fervido, atroce, impietoso e avventuroso ricordo esistenziale del mio funereo patimento esiziale, rigeneratosi e mutato, spero perpetuamente, nell’ignifugo e inestinguibile fuoco ardente della beltà sempiterna, risplendente d’anima mia deflagrata in modo temerariamente lucente e giammai estintasi. |