Note:
Questo non è un romanzo, ma nemmeno un vero e proprio diario di viaggio. È piuttosto la ricostruzione della memoria collettiva di un gruppo eterogeneo di persone intorno a una vicenda molto particolare della loro vita. Diversi per età, per attività lavorative e per fede politica, che spaziava dalla socialdemocrazia fino alla sinistra extraparlamentare, come la si definiva una volta, l’unica cosa che li accomunava pareva essere la totale incompetenza marinaresca. Ciononostante, tutti sentirono improvvisamente l’insano bisogno di andare in barca a vela.
Questo breve racconto ricostruisce gli eventi, distribuiti sull’arco di un ventennio, che videro quel gruppo ritrovarsi periodicamente per discutere, progettare, costruire e infine mettere in pratica un sogno assurdo, al limite del delirio lisergico: raggiungere il remoto porto turco di Trebisonda, sul Mar Nero, con una imbarcazione a vela fatta in casa usando per lo più materiali di risulta. Nessuno aveva la minima idea di come si costruisse un natante, ma dopo dieci anni di tentativi riuscirono finalmente a trovare il modello adatto e a mettere insieme, nel cortile di un’antica abitazione di campagna nella bassa padana a cento chilometri dal porto più vicino, uno strano catamarano con cui partirono con l’ostinato obiettivo di coronare il proprio progetto.
Non sono arrivati a Trebisonda, non sono riusciti a decidere se è meglio il riformismo o la rivoluzione e non sono neanche riusciti a riportare a casa la barca, ma avevano un sogno. |
