Note: Una piccola comunità monastica, un eremo, due scienziati sulle piste di un misterioso reperto, la storia sconvolgente di una vita attraversata da un amore-meteora, i luoghi, offerti dal Salento leucadio preistorico japigio, il mare, soprattutto il mare, sono gli ingredienti che danno vita a un intreccio che cattura il lettore fin dalle prime pagine. Il racconto si snoda lento e pacato per un lungo tratto fra le spire di un itinerario che ha come orizzonte la riarsa e solare campagna salentina copiosa di testimonianze millenarie, di storie e leggende, di sacre tradizioni, di umanità mediterranea. A questo universo antropologico, l’autore attinge a piene mani, fino a liricizzare il suo sentimento di una terra materna e perduta. Terra in cui signoreggiano ancora le ombre dei Mani, autentica e incontaminata nelle sue suggestioni paesaggistiche e nei volti rugosi dei suoi figli, dignitosi e fieri per nobiltà sortita da un millenario dolore, da una sofferenza legata alla condizione di margine, perciò eroica, fedele, saggia per sapienza antica, per pazienza biblica, per esperienza della storia del sud. terra che oggi, in parte, non c’è, ma “resiste” nelle fattezze del sud più estremo: Finibusterre, ossia Leuca e il suo circondario. |