La casa delle orbite vuote - Alberto Levi Kessler - 2013 - Zines - lo

€ 6,90

Note:
Per gli amanti dei romanzi del suo genere, La casa delle orbite vuote è come il nettare per le api: irresistibilmente attraente e infintamente gustoso.
Un’antica villa abbandonata nella campagna umbra, in passato luogo di un fatto di sangue e custode di un incredibile segreto, diventa il teatro di macabri foschi delitti: l’assassino, che colpisce sempre indossando una maschera di un personaggio (Topo Gigio, Batman, ecc..) si diverte a scomporre le sue vittime spapargliandone poi, a piacimento, i pezzi attorno al luogo del delitto. Luca Martone, ispettore della polizia di stato noto per la capacità di creare e studiare i profili psicologici degli assassini, si reca in vacanza in quell’angolo della campagna umbra, luogo della sua infanzia, e viene trascinato nelle indagini. Indagini che riuscirà a portare a termine, in un’ escalation di terrore, fino alla scoperta di quell’incredibile segreto annidiato nel passato.
Insomma, c’è tanto, c’è tutto. Una villa abbandonata con le finestre tonde che paiono occhioni vuoti, la desolata campagna umbra, la burocrazia nostrana, l’assassino seriale, il sangue, la paura. A livello di storia, qualcosa a cavallo tra La casa dalle finestre che ridono di Avati (che sicuramente l’autore ha visto) e il Dario Argento delle origini, e la sottoscritta, amante del giallo italiano di questo genere, ha immediatamente alzato le antennine. Quando ho avuto fre le mani il libro, e ho visto quel risvolto di copertina macchiato da finte goccie di sangue, ho gongolato.
L’ho divorato in un giorno e mezzo La casa delle orbite vuote, non posso dire che non mi sia piaciuto, ma non urlo al capolavoro: questo Alberto Levi Kessler (personaggio misterioso di cui si sa pochissimo, se non che abita in un borgo della campagna umbra e colleziona fossoli) scrive bene e ha buone idee ma è un esordiente, e si sente. E, da esordiente, ha fatto il classico errore di mettere troppa carne al fuoco (per poi non riuscire a svilupparla bene e tutta, in 200 pagine), forse per spettacolarizzare troppo il lettore. I personaggi sono perlopiù superficialmemte tratteggiati, e anche l’assassino è, a mio avviso, per un lettore non nuovo al genere, facilmente riconoscibile. Insomma, il romanzo racchiude in sè tante (troppe) interessanti e stuzzicanti immagini e sottotematiche e regala bei momenti di suspense, ma risulta un po’ acerbo e non pienamente sviluppato...con 200 pagine in più e la penna di Kessler sarebbe sicuramente venuto fuori un capolavoro.
Ad ogni modo titolo, trama e veste grafica sono state il mio nettare...e il bilancio resta positivo!