Note: Il dialetto siciliano, nella sua freschezza e profondità, per veicolare il capolavoro di Dante, nel settecentesimo del suo viaggio. Sulla base di uno studio appassionato – alle spalle un ventennale lavoro di docente - e di amore per la parola e la musica del verso, il lavoro ha mantenuto il necessario rispetto verso l’opera del Poeta, rispetto e del testo (nell’ordinamento strutturale e morale, nel sistema simbolico e culturale) e della metrica dantesca. La creatività non travalica contenuti e messaggi fondamentali della prima cantica, Inferno. Accanto ai versi, una chiara e semplice parafrasi, a spiegazione del testo; ad ogni canto, un corredo di note che ora giustificano una scelta lessicale, ora coinvolgono il lettore, gli pongono interrogativi, suggeriscono riflessioni e approfondimenti. L’opera è omaggio e occasione di rivalutazione del dialetto (contro il pericolo che scompaia), ma anche della lingua italiana in tutta la sua bellezza multiforme (contro l’appiattimento della globalizzazione). È riscoperta senza pretese critiche, lontana dal Dante arcigno e polveroso e allineata, piuttosto, al suo sguardo dritto e lucido, che penetra ancora nelle nostre coscienze; è spunto libero di riappropriazione e attualizzazione, per ogni tipo di lettore. |