Note: La finestra sul lago viene ad aprire un tratto di luce sull’uomo Bastianini inatteso e importante. Sono raccolti in queste pagine i ricordi di un breve incontro, quello intensamente sentimentale fra l’autrice, Manuela Bianchi Porro, e il baritono senese. Iniziato del 1958 durante le prove di un’Adriana Lecouvreur alla Scala: lui Michonnet, lei bellissima Venere nel ballet-pantomime del terzo atto. Lei ha diciassette anni, lui trentacinque: sguardi discreti e dubbiosi desiri e amor cortese corrono e palpitano da entrambe le parti. E poi fluiscono appassionati, sia pur con quella libertà vigilata imposta da una famiglia Bianchi Porro a ragionevol titolo incerta quanto allo splendido avvenir d’una coppia in apparenza disassortita assai: ma in sostanza, poi, totalmente dedita all’innamoramento, traboccante d’affinità elettive, fitta di gesti amabili, disposta ad aerei, navi, treni, macchine a tavoletta pur d’incontrarsi. Distanza, attesa, incontro, partenza, sono le dimensioni costanti di tal loro vicenda. Soprattutto l’attesa. La brusca rottura è voluta da Bastianini, senza troppe spiegazioni: Non puoi restare a curare un uomo tanto più vecchio di te. Parti!. Ha in valigia la diagnosi emessa negli USA e appena confermata a Vienna. Manuela apprenderà la verità solo molto più tardi, quando la malattia di Ettore le verrà rivelata in tutta la sua gravità. E sarà allora con lui nelle cliniche e nella casa di Sirmione, fino alla sua morte, il 25 gennaio 1967. Cinquant’anni dopo ella è più che mai certa di aver avuto accanto una grande voce, un grande cantante, ma soprattutto un grande uomo. «Cha ha molto meritato, perché molto ha amato». (Maurizio Modugno - dalla recensione su Musica n.306, maggio 2019). |