Note: La piccola Mary era una bambina graziosamente minuta, dalla carnagione bianca, pallida, color di porcellana, affetta da isabellismo, caratteristica delle persone che hanno capelli rossi, biondo ramato o castano ramato. Nel suo caso capelli scarlatti, di un rosso vivo intenso, un colore tradizionalmente associato a una forte personalità. Capitava, con cadenza settimanale e durante la stagione calda, che io e Mary, venissimo immersi in cortile, in una vecchia tinozza per il bagno. La sua pelle albina e i suoi capelli rossi avevano un profumo particolare. Buono, intenso e pungente. Durante questo rituale a me piaceva percepire il suo profumo, e lei gradiva essere annusata, almeno fino a quando uno scappellotto sul coppino da parte degli adulti di turno mi faceva capire, senza mezzi termini, di interrompere questo piacevole ma, a parer loro inopportuno atteggiamento. La nostra infanzia trascorreva così spensieratamente e in serena armonia. Nella fase adolescenziale io e Mary avevamo la tacita capacità di usarci uno con l’altro, come uno specchio. Le inquietudini mie e / o sue divenivano, nel farsi, la condizione di moltiplicare in estensione una sensibilità morale. Io mediante Mary, e Mary tramite me, entrambi, seppur con dissomiglianti emotività di sentimento, riuscivamo a rafforzare la cognizione coscienziosa di noi stessi creando una sempre maggiore empatia. Per le persone adulte è più problematico mettersi in gioco e condividere parti di sé nel rapporto di relazione. L’inquietudine e l’angoscia del giudizio è continua e la necessità di apertura è impedita, repressa da molte altre motivazioni. Per l’adulto, è operante e perdura la regola della buona immagine. Mantenere e garantire una buona reputazione ha priorità sulla profondità del rapporto. Questo, a me non serviva. O, almeno, per me non aveva importanza. Io avevo bisogno della presenza affettuosa, costruttiva, critica e rassicurante di Mary. Questo mio piccolo romanzo è un tentativo di conoscermi a fondo e investigarmi fino all’inconscio. |