Note: In alcune distopie immaginate nel passato, l’umanità rischiava di finire per infertilità diffusa. Qualcuno cospirava perché gli uomini finissero il loro cammino su questo mondo, oppure era a causa dell’inquinamento o delle guerre atomiche o delle epidemie. Comunque, i cattivi erano quasi sempre quelli che immaginavano la fine, la preconizzavano come un’utopia, e poi cercavano il modo per realizzarla. I buoni, al contrario, erano coloro che combattevano questa idea con la forza della disperazione e della speranza. Più deboli, ma più motivati, vincevano quasi sempre i buoni. E alla fine si vedeva una donna incinta seduta sotto il patio di una casa di campagna, a primavera. Ora c’è una parte dell’umanità che vuole replicare la vita all’infinito, credendo di avere voce in capitolo. Con la stessa arroganza con cui ha distrutto interi ecosistemi per costruire pozzi petroliferi o resort a tema. Gli uomini hanno cercato di salvaguardare il panda o di reintrodurre la tigre albina nella foresta del Borneo. Non c’è nessuna differenza fra lo sterminio e la conservazione. Entrambi sono dettati dalla stessa arroganza di cambiare il mondo e le sue leggi. E ora che l’estinzione è arrivata per noi, la specie umana, non è assolutamente concepibile. È impossibile farsi da parte. È impossibile accettarlo. Un’altra parte dell’umanità invece ha raggiunto quella che chiamano “una sana interruzione delle manie di protagonismo”. È come se l’umanità fosse un vecchio, seduto in casa, bloccato dalle artriti, la mente che va e che viene, metastasi ovunque, la cataratta. Un vecchio che non si decide ad accettare la morte. Che continua a ostinarsi a volere, volere, volere, e non capisce che per tutta la vita non ha nutrito che un’illusione, un alito d’aria. Una grande e scintillante illusione: l’eternità. I buoni amano la fine. I buoni mistici che odiano la religione del dio altro, il dio delle promesse. I buoni della rivolta. I buoni che sono sempre minoranza, e sempre contro la maggioranza. I buoni per la natura. I buoni per il presente. I cattivi sono ossessionati dalla scienza e dal progresso scientifico, paradossalmente vogliono al tempo stesso conservare il proprio status quo e vogliono reiterare e ripetere se stessi. Sono dei malinconici e dei passatisti. Perché in verità lo odiano il cambiamento. Ma scopriranno che il cambiamento non si ferma e il cambiamento è la fine. I cattivi sono arroganti, egoisti. Loro sono per la famiglia e per il capitale. Sono per gli ideali e per la speranza. Loro sono per il lavoro. Loro sono per il futuro. Loro siamo noi. Nella nostra fantasia i cattivi volevano distruggere il mondo e i buoni stavano lì per salvarlo. Per fortuna la realtà è molto diversa da quello che ci eravamo immaginati, dalle distopie degli scrittori del passato. E ora che è qui, appare molto più vera e più giusta. Del resto, come diceva Borges, gli specchi e la copula sono abominevoli, perché moltiplicano il numero degli uomini. |