Note: “La password delle parole” è la storia di un esperimento matematico nato dall’evidenza di troppe incongruenze di carattere etimologico che ho riscontrato sia nell’Italiano che nella lingua friulana. L’esperimento mirava a capire se i 26 suoni base che produciamo nel friulano, oltre ad essere dei suoni universali presenti nelle parole di ogni popolo, creassero una relazione diretta tra tutte le parole che li contengono. Mi spiego, ad esempio mi sono chiesto: tutte le parole che hanno al loro interno la lettera “o” che relazione hanno tra loro? Creando una formula matematica applicata a tutto il dizionario ho trovato la chiave / risposta a questa domanda. Il lavoro di ricerca di merito è durato 13 anni fino a culminare nel risultato matematico. Ventisei suoni che diventano all’interno delle parole frasi. Frasi che spiegano in modo meticoloso cosa i nostri avi vedevano facendo comprendere qual è lo zero linguistico. Cosa significa questo? Significa che la prima lingua umana non aveva nomi ed era solo descrittiva. La usavano sempre di persona associata al linguaggio corporeo e al tono vocale emotivo. La matrice ricavata dimostra che le parole hanno una logica interna ripetitiva che coincide con i significati da me estrapolati. Nel libro la lingua più analizzata è il friulano che si è dimostrato una lingua neoceltica che nasconde nelle parole storie che arrivano dal paleolitico medio / superiore fino ai giorni nostri. Grazie a questo si crea una relazione tra le lingue antiche di tutto il mondo. Anche se vanno condotti degli studi su tutte le lingue per raffinare e rettificare il mio lavoro, ciò che risulta è che le lingue hanno la stessa origine, e che la sequenza delle lettere nelle parole a sua volta ha una grammatica che si ripete in modo stabile. Capiamo il perché le lingue mondiali si sono diramate in gruppi di appartenenza che creano similitudini o totali divergenze tra di loro. Una sorta di mappa genetica della comunicazione. Da questo studio si scopre che oggi, popolazioni con lingue differenti, nel creare le proprie parole, hanno espresso punti di vista locali che sono diventati convenzione in ogni zona partendo da un’unica lingua che io definisco Sapiens. Ciò che l’uomo ha conservato sono le idee ed i concetti destinati a gestire la vita. La trasmissione orale veniva fatta descrivendo a proprio modo i concetti creando nuove frasi convenzionali che sono divenute parole nuove, che a loro volta hanno creato lingue nuove. Quello che ho dedotto è che Babele poteva tranquillamente esistere ereditando la propria parlata dalla prima lingua che ha dato i natali a tutte le lingue mondiali. |