Note: Per molto tempo Itfàt vagò tra le circonvoluzioni del labirinto, urtando di tanto in tanto contro qualche manichino. Infine sbucò in una sorta di piazzetta. Qui le si aprì uno spettacolo che la lasciò di stucco: in aria, al centro della piazzetta, stava sospesa una figura vestita di un abito blu scuro, uguale al suo. Itfàt notò che, in tutto l’ambiente grigio circostante, solo lei e la figura erano colorate. La figura fluttuava in una posa innaturale, con i piedi nudi tesi all’indietro e di lato, le braccia in alto, la testa reclinata e i capelli neri sparpagliati a ventaglio. Trattenendo il respiro, Itfàt le si avvicinò da dietro, le girò attorno e la guardò in volto. Ciò che vide la fece tremare violentemente. Era lei stessa. Con un urlo selvaggio si allontanò dalla figura sospesa, mentre l’eco amplificava e ripeteva il suo grido. Probabilmente in vita sua non aveva mai gridato così tanto e mai aveva sperimentato la paura animale che provava ora, sebbene incontrare il proprio manichino non dovesse essere in fin dei conti molto più spaventoso di tutto quanto aveva già sperimentato in quel posto. Ma alla sacerdotessa lo spettacolo sembrava ormai troppo infernale. Scappare, tuttavia, non le riuscì. Fece del suo meglio ma era come paralizzata e nonostante muovesse le gambe in realtà rimaneva nello stesso posto. A un tratto una forza sconosciuta la afferrò, la sollevò in aria e, facendola girare a spirale, la lanciò bruscamente contro la figura sospesa. |