Note: Questo libro è uno strumento per quanti, studiosi e curiosi, vogliano conoscere gli elementi essenziali del percorso storico della psicanalisi in Italia e in Europa. Perché la psicanalisi è stata accolta in Europa solo se convertita al regime psicoterapeutico e alla finalità curativa propria all’ordine medico-psicologico? Perché Freud è stato respinto dal nazismo, dal fascismo, dal comunismo e dalla religione cattolica? Perché in Italia Mussolini, Gramsci e Gemelli si sono trovati d’accordo nel condannare la scienza nuova, considerandola una teoria che metteva pericolosamente in questione le credenze ideologiche del ventesimo secolo? Una traversata storica e teorica degli scritti degli epigoni di Freud in Europa (Jung, Adler, Ferenczi, Klein, Anna Freud e la egopsychology) precisa la progressiva maternizzazione della pratica che ha ricondotto la psicanalisi alla psicoterapia. Una lettura inedita della storia culturale d’Italia, dai primi del Novecento a oggi, ritrova i pregiudizi scientisti, ideologici e religiosi per cui la psicanalisi è stata respinta come scienza e convertita al regime dello psicofarmaco. La fine delle ideologie, l’importanza dell’Europa, la crisi dei partiti, il sorgere di una nuova sensibilità per la legge, l’etica e la politica nella città, l’esplodere del regionalismo in un’oscillazione tra internazionalismo e provincialismo: questi alcuni elementi del contesto in cui esce questo libro, un’indicazione di come e dove reperire i fili della ricerca che, con una lettura inedita di Freud, Lacan, Verdiglione, specifica il progetto e il programma della psicanalisi del secondo rinascimento: la cifrematica. |