Note: Quante cose sono state fatte!Quante giornate sono passate!Quante volte gli stessi gesti... gli stessi pensieri.Arriva il giorno in cui devi avere il coraggio di uccidere.Tu sai di cosa parlo...
L’acqua verde che sgorga dalla Fonte di Nos è la prelibatezza locale di Im, nonchè sua maledizione. Per gli abitanti di questo sperduto villaggio del fantastico mondo di Ongos, bere questo liquido verde è diventata una vera e propria necessità organica. Benché la fonte esali tali vapori da ricoprire Im con un’incessante coltre di nebbia verde, costringendo il popolo ad una vita miope e tenebrosa, nessuno osa, né vuole, rinunciare ai poteri magici che l’acqua del dio Nos permette di sviluppare. Nessuno tranne Elixam, un sagace ed impavido fanciullo. Spetterà a lui, incoraggiato da un fugace “miracolo”, assieme ad Otaner (il suo tutore “apparso dal nulla”), intraprendere un lungo e pericoloso viaggio per offrire, per sempre, alla sua terra una vita autentica. Riuscirà il piccolo Elixam a ritrovare la sua amata Kinom, per salvare la loro terra dal potere malefico dell’acqua di Nos? L’Unità fa miracoli!
Eludendo i confini tra esterno e interiore, e tra il personale e l’universale, l’autore ci offre un viaggio nella alla riscoperta di quella purezza ed innocenza che precede l’esistenziale senso di separazione, sostenendo che cambiare se stessi equivale a cambiare l’universo intero.
Dice del fantasy, l’autore: Il fantastico inteso come virtuosismo immaginifico fine a sé stesso è solo un incubo. Nel vero fantasy, quello degno di questo nome, le affascinanti e spesso bizzarre forme che popolano i mitici mondi, e le avvincenti avventure narrate, sono asserviti sempre ad un contenuto intento a direzionare l’attenzione verso il proprio cuore. Il fantasy autentico non può che narrare del risveglio della coscienza, e del duro viaggio che l’individuo intraprende per servire il desiderio di riunione con la propria origine, la conoscenza della quale renderà la stessa luminosa e reale. E’ mitologia, è esoterismo, è antica religione narrata sotto varie forme. Di questi tempi, dove la falsità è annoverata come educazione, la compulsività e la frenesia come vitalità, dove l’identificazione si camuffa da partecipazione, l’ipocrisia è una consuetudine, e la normalità è credere in ciò in cui credono tutti, il fantasy è l’unico “rifugio” dove le forze del bene e del male sono ben delineate, e distinte, da quei valori archetipici che non fanno della sopravvivenza l’unico scopo dell’esistere. In questa orchestra di miti si pizzicano corde interiori spesso impolverate da un abbandono che ci ha reso separati dalla vera natura della realtà, ridotti a stonature che ci hanno ipnotizzati e fatti cadere in un sogno dove chiamiamo “fantastico” ciò che cerca di risvegliarci alla Verità. Calarsi in un ottica fantasy con serietà non significa affatto estraniarsi, o fuggire dalla realtà, bensì sviscerarne le componenti archetipiche, e riconoscere gli innumerevoli dragoni, streghe, maghi, troll, e fate, che animano e inscenano i teatrini delle nostre personalità cangianti. Tutt’altro che puramente fantastico, il fantasy, più di molti altri generi, chiama le cose con i loro nomi, ma noi, scesi così in basso, troppo spesso non riusciamo a ricordare… La vera libertà non è dell’individuo ma dall’individualità, e ricordare il nostro cuore ci terrorizza, perché la vera paura dell’uomo non sono gli abissi delle tenebre, ma il vuoto insostenibile della libertà luminosa. (Renato Turini) |