Note: Invocazione agli dei, lode ad Augusto e preludio dell’Eneide; metodi di allevamento del bestiame: buoi, cavalli, pecore e capre. Presente anche una sezione dedicata a cani e serpenti. Tratta delle difficoltà riscontrate da parte dei pastori, in Africa o in Scizia, contro la forza della Natura. Digressione sulla pestilenza che sterminò il bestiame nel Norico. È di matrice lucreziana, poiché vede nella natura una forza a volte devastatrice, travolgente, mossa da forze cieche.
Nuova dedica a Mecenate e invocazione ad Apollo. Descrizione dell’apicoltura: descrive abitudini e specie, spiega qual è la stagione migliore per prelevare il miele, come prelevarlo e come curare le malattie che colpiscono le api. Si torna ad un’ambientazione più serena e vivace della Natura. Excursus sul vecchio di Còrico e narrazione dell’epillio del pastore Aristeo, con inserimento in questo di una digressione del mito di Orfeo ed Euridice. È probabile che tale digressione abbia preso il posto di un elogio a Gaio Cornelio Gallo, amico di Virgilio, caduto in disgrazia presso l’imperatore a causa di una presunta congiura e che nel 26 a.C. si diede la morte. Nell’epilogo dell’opera l’autore ricorda il soggiorno napoletano e la composizione delle Bucoliche. |