Note: A 160 anni dalla nascita di Emilio Salgari (1862-2022), le scoperte che riguardano la strutturata officina letteraria del romanziere sono sempre dietro l’angolo. E addentrarsi, con rispetto e cautela, nelle sue labirintiche stanze segrete, è continuo motivo di stupore e ammirazione. Non solo si ottengono riscontri di una faticosa attività di documentarsi al meglio possibile, quando per farlo occorreva consultare migliaia di testi, ma si assiste con emozione alla fluidità di una instancabile penna che amava raccontare avvenimenti a lui vicini e distanti nel tempo, a volte particolarmente estrosi e paurosi, senza cedere mai alle lusinghe del soprannaturale e dell’esoterico, se non quando le sue fonti lo inducevano a farlo. Ed è possibile verificare, sedendosi idealmente accanto a lui e al suo vecchio tavolo di lavoro, la inimitabile magia che consiste nel saper trasformare i più diversi materiali altrui in un prodotto nuovo e brillante, del tutto autonomo. Perché Salgari è stato non solo il creatore del genere avventuroso in Italia, ma anche il più abile e ammirato alchimista dell’avventura. Come si è detto per Poe, ciò che lo ha fatto morire è stato anche ciò che ha esaltato intere generazioni di lettori in Italia e all’estero. |