Note: La Sicilia è stata madre di molte razze animali: pecore, capre, cavalli, vacche e anche galline, tutte caratterizzate da un adattamento al territorio e al clima dell’Isola che le ha rese forti, robuste e molto resistenti. Anche per i cani è accaduta la medesima cosa, con la differenza che il cane, non essendo mai stato un animale da reddito, ha dovuto attraversare i secoli di storia senza alcuna tutela da parte dell’uomo. Per fortuna oggi la Cinofilia siciliana si è svegliata e si sta prodigando per salvare il salvabile di quell’inestimabile patrimonio zootecnico costituito dalle sue razze canine autoctone. Non tutte si potranno recuperare, la gran parte di esse è praticamente estinta, ma rimanga almeno la memoria di quelle che fino a qualche decennio fa popolavano la Sicilia, preziosi ausiliari di coloro che, pastori, allevatori e agricoltori, hanno mantenuto e resa famosa la biodiversità siciliana. Questo libro vuole rendere onore ai già riconosciuti Cirneco dell’Etna e Spino degli Iblei, aiutare il Cane di Mannara a raggiungere al più presto l’omologazione e soprattutto vuole ridare i giusti colori ai quadri ormai troppo sbiaditi del Branchiero, del Vuccirisco, del Dogo siciliano, dell’Alano siciliano, del Cane Muntagnisi, del Cane di Falla e dello Spinotto. |