Note: Il presente lavoro nasce dall’interesse per ciò che noi percepiamo come tempo, (inteso come flusso della vicenda umana, come susseguirsi di eventi nella dimensione spaziale) all’interno della Sacra Scrittura. L’ipotesi che la categoria tempo-chronos, creata da Dio, sia passibile di sconvolgimento qualora si verifichi un kairos, apre prospettive di riflessione ampie e inattese, specialmente a partire dallo studio di alcuni passi della Sacra Scrittura di altrimenti difficile comprensione. Vi sono infatti circostanze narrate dalla Bibbia, in cui ponendo il punto di osservazione dal piano strettamente umano, pare estremamente difficoltoso comprendere il senso.E ciò purtroppo accade quando si pensa che sia l’Eterno ad entrare in qualche modo (non si sa nemmeno come, poiché sarebbe come dire che il contenitore entra nel contenuto) nel chronos, seguendo un modus cogitandi di chiara matrice hegeliana, dove viene teorizzata l’immanentizzazione di Dio. Se invece ci si pone da un punto di osservazione anagogico, ovvero dal punto di vista dell’Eterno, verso il quale viene assunta la creazione tutta, pare decadere l’aspetto di assurdità che può ricoprire alcuni passi della Bibbia, ed emergere di conseguenza una cornice di senso, tale per cui risulta più diretta l’intuizione del valore semantico di certi episodi narrati. In sostanza, la lettura anagogica ci suggerisce che il movimento è dal basso verso l’alto, una anabasis della creazione, verso l’Eterno: ciò accade (ad esempio) all’appuntamento con la Divina Liturgia, compiuta secondo la volontà di Dio, momento di grazia in cui la vicenda umana viene cooptata ed inserita nella dimensione dell’Eterno. Come vedremo, alla presenza del Signore (sia nel Primo che nel Secondo Testamento), molti sono stati i momenti che danno testimonianza di questo. |