Note:
§ 1. La prima fase dell’evoluzione degli indirizzi di politica agraria:
i provvedimenti promossi da fini extrarurali.
I provvedimenti di politica agraria sono qualificati dall’intenzione dei pubblici poteri di intervenire nel regime fondiario, nel processo produttivo agricolo e nelle condizioni economiche e sociali della popolazione rurale.
Per l’allogazione di un determinato atto delle gerarchie statali fra detti provvedimenti sono dunque irrilevanti tanto le caratteristiche giuridiche e tecniche dell’atto medesimo, quanto i fini che lo promuovono e i risultati in concreto raggiunti, benché queste circostanze non possano essere trascurate da chi voglia esaminare nell’aspetto scientifico gli interventi politici nell’agricoltura.
È agevole dedurne che per annoverare un dato provvedimento nella classe qui considerata non è affatto necessario che esso sia rivolto a favorire il complessivo svolgimento tecnico od economico della produzione agraria o ad attribuire particolari vantaggi a singole categorie sociali dedicate alla produzione stessa. Anche le disposizioni che in via immediata o remota deprimono le condizioni di esercizio dell’agricoltura o danneggiano taluni gruppi di persone ad essa interessate sono atti di politica agraria se mirano ad interferire nella produzione rurale.
Per contro, vanno esclusi da questi atti gli interventi che, pur essendo benefici - a breve od a lungo andare — per l’agricoltura e per coloro che vi attendono, non sono direttamente promossi dall’intento di modificare le circostanze tecniche, economiche e sociali in cui si svolge la produzione rurale.
Queste premesse chiarificatrici erano indispensabili per intraprendere una ordinata indagine sui fini ai quali si ispirano i provvedimenti di politica agraria. |
