Note: È raro che nella narrativa si produca il miracolo di una simile fusione tra sogno e realtà, tra profondità e avventura, tra bellezza e violenza, tra amore e sesso. L’Isola del Cundeamor è Cuba attraverso il sogno cubano. È la cubanía, l’esagerazione in ogni campo: dagli odori alla musica, dall’amore all’odio, pro o contro, sempre e comunque smisurati. Il libro ricrea per il lettore la realtà del sogno di un’isola e gliela trasmette alle viscere, perché ne faccia ciò che vuole. Amarla, innanzitutto. Ma anche scapparne via. Desiderarla. Violentarla. Prometterle un futuro. Mentre Cuba riprende i legami mai sciolti con la cubanía dell’esilio di Miami, questo romanzo mostra le radici unitarie delle aspirazioni più vere di un intero popolo. Cubani sono i materiali basici di questo romanzo, così pieno di cultura caraibica, di cattolicesimo ed elementi magici, vitalità e sfrenatezza sensoriale, percezione pansessuale del mondo e della natura, ritmi afrocubani e boleri dell’isola, espressioni e usi verbali dello spagnolo antillano.
«Una graditissima esperienza di lettura. Con stile agile, sfacciato, plurale nei toni e nei registri - solenne, ma anche comico; narrativo, ma anche colloquiale - con una notevole capacità di incorporazione della realtà, con tanta ricchezza come insolenza verbale, Vázquez Díaz ha tracciato un ritratto dell’emigrazione cubana o di questa Cuba trapiantata che, in molti aspetti, è la città di Miami». (El País, 18 / 2 / 1995) |